Il 18 dicembre 2019, una bambina di soli cinque mesi perde la vita nell’ospedale civico di Sondrio, e la madre, di origini nigeriane e di soli 22 anni, si dispera.
D’altra parte, cosa avrebbe dovuto fare una madre di fronte ad una notizia del genere? Avrebbe dovuto forse restare indifferente?
Una reazione come questa non dovrebbe essere affatto inaspettata e non dovrebbe suscitare fastidio, per una semplice questione di rispetto. Ciò che è stato inaspettato, sconcertante e disumano, invece, fu la reazione delle persone che assistettero alla scena. La donna viene soprannominata “scimmia” e, addirittura, qualcuno parla di “rito tribale o satanico”. Il concetto di empatia è ormai quasi andato perduto, o forse si ha paura di essere empatici. Tutti i presenti avrebbero dovuto mettersi nei panni di quella donna, e andare oltre il colore della pelle perché si parla della morte di un essere umano, che non è meno importante quando si tratta di uno straniero.
Perché abbiamo così tanta paura delle culture altrui? Non ci dovrebbero forse interessare, incuriosire e arricchire? L’idea che l’integrazione in qualche modo porti alla sostituzione della nostra cultura con quella degli altri non è forse dovuta ai pregiudizi?
L’integrazione non è difficile, e per dimostrarlo, ci sono molti esempi come l’episodio che è mi è successo l’altro giorno sul treno.
Nel viaggio di ritorno ho incontrato una famiglia di stranieri: madre, padre e figlio piccolo di circa due anni e mezzo. Oltre a me erano presenti anche altre quattro persone, tutti seduti nello stesso vagone. Il bambino con il suo sorriso ha abbattuto ogni barriera, e abbiamo cominciato tutti a parlare come se ci fossimo conosciuti da sempre, come se fossimo amici. Non esistevano più differenze tra di noi.
Più di tutto mi ha colpito il sorriso dei genitori che forse non si aspettavano un coinvolgimento così caloroso e accogliente. I bambini hanno un grande potere. Le persone dell’ospedale di Sondrio, avrebbero dovuto vedere la bambina prima che fosse morta, forse si sarebbero resi conto che non è poi così diversa dalla loro nipotina, figlia o sorella.
E forse anche gli adulti potrebbero perlomeno provare ad avere un sorriso bambino.