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Tracciarsi; l'arte figurativa di Kurt Cobain

Grande appassionato dell'arte in ogni sua forma, sin dalla tenera età Cobain tracciava le tele mettendo a nudo il suo animo graffiato.

Era ambidestro (utilizzava principalmente la sinistra ma all'Mtv, dopo aver suonato come suo solito da mancino, aveva autografato i dischi con la destra così da mostrare la propria versatilità), e ciò gli permetteva di dare forma con entrambe le mani a scenari spesso incompleti ed emblematici, fortemente influenzati dalla psichedelia.

Un artista a tutto tondo, che tingeva attraverso la nostalgica voce paesaggi pieni di sconforto e confusione, rispecchiati perfettamente nelle figure che prendevano vita sulle innumerevoli tavole.

Una delle sue più celebri, in quanto copertina della raccolta musicale "Incesticide" pubblicata nel '92, ne è il perfetto esempio.



L’umanoide che ne è protagonista siede a gambe incrociate su uno sfondo color verde pastello e tende la mano, allungata e scheletrica come l’intero corpo, verso due papaveri che nell'immaginario comune alludono alla dipendenza di Cobain da eroina.

Interessante quanto misterioso è l’essere che invece poggia sulla sua spalla, realizzato con una tecnica completamente diversa rispetto al resto del piccolo quadretto, in quanto reso tridimensionale dall’insieme di figure geometriche che si snodano nello spazio affacciandosi verso i fiori.

L’album che si cela dietro alla particolare copertina, realizzato sotto ogni aspetto dall’artista, comprendeva i brani più nascosti dal successo inaspettato del gruppo grunge dopo la pubblicazione di Smells like teen spirit.

Kurt voleva prendersi una pausa dai riflettori tornando alle origini, al motivo per cui aveva iniziato ad esprimersi attraverso la musica: il suo amore incondizionato per il punk, omaggiato nelle tracce dell’album che propongono suoni primitivi quanto familiari.

Lo “sfogo artistico” dell’autore aveva così dato spazio a un’opera toccante e complessa come quella appena illustrata, solo una della lunga serie di sperimentazioni grafiche proposte nelle numerose mostre in cui il pubblico ha modo di osservare l’evoluzione artistica di Cobain.






Affascinanti quanto difficili da interpretare, sembrano avere ciascuna come protagonista un essere umano mutato dall’emozione che lo pervade.

Si pongono su uno sfondo monocolore o in cui una tonalità prevale e si atteggiano nello spazio come se ne fossero padroni, potendo giocare con i molteplici piani che la bidimensionalità lascia nascosti.

In ciascuna delle opere sono presenti le figure chiave per Kurt, come ad esempio il cavalluccio marino, per lui simbolo della fondamentale parità tra i sessi in quanto unico animale in cui è il maschio a partorire e a prendersi cura dei figli, così da eliminare lo stereotipo della donna di casa a cui si oppone l’uomo lavoratore.

Non da meno le strisce che era solito disegnare tra le sue annotazioni, riflettendo su quelli che definiva "mostri mostruosi", persone in cui la cattiveria e i valori contaminati dai pregiudizi distruggevano ogni bellezza e dote.

Tra le più curiose storie quella di Mr Moustache, uomo di mezza età bianco, padre di famiglia, maschilista e conservatore, stereotipo del maschio medio americano secondo Cobain.

Nella scena raffigurata lo si vede avvicinarsi alla pancia della moglie in dolce attesa, mentre esprime il forte desiderio dell’arrivo di un maschietto.

A quel punto il feto, troppo pieno di vitalità per trattenersi, spunta dal corpo della donna tirandogli un forte calcio, per poi tornare a racchiudersi in sé stesso.


Concisa ma toccante, la breve striscia illustra non solo una struggente scena domestica, ma anche la sensibilità di Kurt verso le ingiustizie e le difficoltà all’interno di una famiglia, da lui vissute in prima persona durante la difficile separazione dei suoi genitori.

Mr Moustache è anche il protagonista dell’omonimo brano all’interno di Bleach, primo album in studio dei Nirvana.

Questo parallelismo tra arte pittorica e musicale va a completare l’ombrosa figura dell'artista, che con i suoni pesanti e ritmati, influenzati dalla corrente stoner metal dei Melvins, che la traccia come l’intero album ci propone, dà un suono al racconto.

In questo modo le dimensioni sensoriali su cui Cobain lavora si arricchiscono l’un l’altra, rendendo il messaggio più colorato e completo.

I fumetti, gli acquerelli, e gli schizzi trovati nei suoi diari, offrono un'ulteriore possibilità di conoscere l’autore, che già si era spogliato completamente in brani come "Something in the way" e "Do re mi".

Ogni forma d'arte apre un mondo a ogni attento osservatore, che deve essere capace di cogliere quanto più possibile nel lascito del suo autore, che dà voce a sensazioni attraverso il proprio linguaggio.

Kurt era schivo, infastidito dalla società capitalistica in cui si trovava fuori luogo in ogni momento, ma nonostante questo non si è mai tirato indietro quando si è trattato di fare i conti con sè stesso.

Il famelico 5 aprile del '94 il suo corpo già da tempo morente ha perso totalmente vigore, ma tutto ciò che il maestro dell'arte ha potuto offrirci rimarrà per sempre nei nostri cuori come uno sprono a raffigurare ogni proprio sentimento senza paura.

Amando l'arte e amando le sue ragioni.

Amando la nostra incompletezza e le incertezze che ci portano a farci domande, perchè

"L'espressione e il diritto di esprimersi è vitale, tutti possono essere artistici".


Margherita Dassisti

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