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Reseena : il restauratore anonimo che dona nuova vita ai murales dimenticati di Banksy

Aggiornamento: 17 nov 2020

Molti non lo sanno, ma Bristol, città natale di Banksy, artista anonimo simbolo della street art, è tappezzata di sue opere di cui solo i residenti della città più interessati all’arte di strada sono a conoscenza.


Eseguire una mappatura, a fine pandemia, di tutte quelle opere di Bristol che sono state dimenticate o che, con il passare del tempo, sono state sepolte e inghiottite dal cemento dei muri, dalla polvere innalzata dalle macchine e dai passanti e dalla vernice di qualche vandalo, è uno dei progetti che porta avanti Reseena (si legge “resina”), artista pavese a cui recentemente è stato affidato il compito di restaurare alcune opere di Banksy.


L'identità di Reseena, come del resto quella dell'artista a cui porge un omaggio, vuole restare anonima: infatti egli ha specificato che non pensa alla fama e sostiene che l’invisibilità sia il più grande super potere che un artista possa avere.


Per Reseena, tutto è iniziato quando, notato per alcuni suoi lavori realizzati per un convegno in Scozia, è stato contattato da alcuni committenti che gli hanno proposto la “sfida”, come la definisce lui.


Infatti, al nome dell'autore delle opere, Reseena ha letteralmente sgranato gli occhi: un segno di grande stima nei confronti di Banksy, che da parte di un restauratore è fondamentale.


Il compito dei restauratori è, in primo luogo, donare e attribuire una nuova vita all’opera restaurata (il che è una grossa responsabilità ma anche un’opportunità molto bella) facendolo però con il massimo rispetto verso l’artista. Anche per questo motivo, Reseena prima di iniziare il suo meticoloso lavoro ha studiato a fondo Banksy: dallo stile pittorico, ai colori, le tecniche, le grafie, le texture e il modo in cui agisce, in modo tale da assicurare la massima efficienza nel suo metodo di lavoro e un buon risultato.


Il primo murales restaurato è stato il famoso “The Gorilla in a pink mask” che ritrae una timida e innamorata femmina di gorilla con una maschera da carnevale rosa.

Realizzato nel 2001, è situato sul muro di un centro di preghiera nel quartiere islamico East Village di Bristol e stava scomparendo, ed era ormai noto soltanto grazie a riproduzioni, grafiche ed altri gadget.

Il famoso gorilla è stato così staccato accuratamente dalla parete recuperando del tutto la pellicola pittorica.


Reseena racconta che, insieme a una squadra di tre restauratori, ha staccato il murales, munito di piccole lame, riuscendo a recuperare il 100% del peel, e, dopo averlo pulito, ne ha ripristinato i colori.


“The Gorilla in a pink mask” diviene così proprietà di Sahid Ahmed, capo del centro islamico di Bristol, che decide di mettere all’asta il murales, per poi offrire il ricavato agli abitanti della città più bisognosi e in difficoltà economica.

L’arte e la cultura, in ogni loro form, nel nostro Paese, dovrebbero invece essere più agevolate a livello organizzativo e normativo.


La burocrazia e le stringenti regole, nate con l’obiettivo di sicurezza, hanno di gran lunga limitato la vitalità e l’aggregazione spontanea di strada, a prescindere dalla situazione sanitaria che il nostro paese oggi si trova ad affrontare.

Reseena afferma infatti che se fosse stato in Italia, solo per ottenere i permessi di lavoro ci sarebbero voluti sei mesi. Un paese che ci tiene alla cultura dei propri abitanti dovrebbe incentivare questo tipo di lavori, non tentare di ostacolarli.


In seguito il restauratore e il suo team hanno preso la decisione di allestire un laboratorio permanente in un Caveau in centro a Londra, dove ora si trovano altri due murales, sempre di Banksy (“Eight Migrants” e “Breaking the rules”) in fase di restauro, così da portare avanti il loro progetto.


- Alice Cavalli

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