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Prima della prima linea: intervista a un volontario della CRI - intervista completa


Ciao Giorgio, intanto presentati (chi sei?, sport, hobby, passioni, percorso di studi etc...)


Ciao, sono Giorgio Bondioli, ho 24 anni e faccio lo studente in lingue e letterature straniere e il soccorritore della croce rossa da 3 anni.

Come passioni amo scrivere, infatti ho un mio blog personale, e come sport faccio l'arbitro di calcio.


Quando sei entrato nella croce Rossa, perché e cosa ti ha spinto a farlo?


Quando sono entrato in croce rossa devo ammettere che non avevo molti concetti di base su come funzionasse. Di solito c’è lo stereotipo che la croce rossa sia l’ambulanza, che è sì quello ma la gente non si chiede come funzioni o cosa ci sia oltre; e fa un sacco di cose. Il primo motivo che mi ha spinto ad entrare era sia curiosità che altruismo ma anche la volontà di trovare una seconda famiglia perché quel paio di volontari che già conoscevo mi avevano detto che la cr era un posto dove puoi isolarti dai problemi che hai fuori e ti dedichi solo a fare del bene incondizionato verso gli altri. Secondo me è una cosa bellissima, quindi sono entrato, ho aspettato di compiere 18 anni per fare il corso del 118, che dura 8 mesi e ti prepara come i dipendenti che lavorano di giorno, e posso dire di aver fatto la scelta giusta.


Cosa fa un volontario della Croce Rossa?


Un volontario fa moltissime cose come, a seconda che sia under 32 o meno, fare raccolte alimentari, distribuzione vestiario, supporto alla povertà, supporto agli anziani… Per quanto riguarda l’area salute c’è tutto un mondo a parte perché si può fare il corso da soccorritore, il corso di trasporto sanitario etc...

La principale forza lavoro del nostro comitato sono comunque i soccorritori, avendo anche un'ambulanza attiva h24 garantiamo sempre il soccorso extra-ospedaliero.

Per l'attività dei giovani, di cui io sono uno dei referenti e sono stato anche membro del consiglio direttivo del mio comitato, invece si fa educazione stradale, educazione sessuale e fino a poco tempo fa si faceva il progetto “8-13”, per cui si introducono i bambini delle elementari e delle medie al mondo della croce rossa, ma dal momento che la sua organizzazione richiedeva troppo tempo si sono organizzati campi estivi in collaborazione con gli scout.

Vale la pena controllare sul sito della croce rossa ciò che facciamo perché si possono fare veramente molte attività e qui a Lodi se ne potrebbero fare ancora di più, non c’è mai un limite.



Il tuo ultimo turno?


La notte di lunedì scorso: è stato un turno tutto sommato normale con due chiamate abbastanza sciocche (un ragazzo con un po’ d’ansia e un'altra ragazza che era scivolata in bagno), chiamate evitabili e risolvibili andando al pronto soccorso in macchina che mi han fatto pensare che forse pian piano stiamo tornando al periodo pre-covid perché un anno fa non era così.


Raccontaci la tua esperienza durante il covid (in particolare il primo lockdown) e come hai vissuto questa situazione


È stato un periodo molto molto complicato: abbiamo cominciato a fine febbraio nel momento in cui ci hanno detto di dare la disponibilità per dei turni straordinari per alcuni casi sospetti di covid nel lodigiano. Sostanzialmente siamo andati ad occhi chiusi, e ci siamo ritrovati ad essere considerati eroi un po’ per caso ecco, perché non si smette di avere una passione o di fare i soccorritori perché arriva una malattia sconosciuta dalla Cina. Abbiamo passato due mesi, marzo e aprile, terrificanti in cui facevamo almeno un turno a settimana dove iniziavamo alle 8 di sera e finivamo alle 6/7 del mattino, con pochi o pochissimi momenti di riposo (era raro che tornassimo in sede tra una chiamata e l’altra). Le ambulanze, non ricordo se fossero quattro o cinque, erano tutte sempre attive. Abbiamo avuto la fortuna di avere un’ambulanza con a bordo solo un medico e un infermiere che andavano sui casi covid accertati e che quindi ci toglievano un po’ di lavoro. È stato un momento di sovraccarico assoluto che non si era mai visto e che spero non si ripeterà mai più in futuro perché saremo preparati. Sicuramente ciò che facevo è stata una tortura ma anche un po’ una salvezza personale perché così avevo una “scusa” per vedere altre persone oltre alla mia famiglia e il che non mi ha fatto impazzire del tutto. Anch’io essendo uno studente universitario sono stato in dad e anche se sicuramente i miei voti ne hanno risentito positivamente ;) dal punto di vista sociale è stato molto difficile.


Prima hai detto che tutte le ambulanze erano sempre attive, ora invece? Come ti sembra la situazione?


Adesso c'è un'ambulanza attiva h24 tutto l'anno, una attiva h12 dalle 8 alle 20, e delle macchine che possiamo usare quando vogliamo che chiamiamo "gettoni" ma di solito di notte ne abbiamo attive due o tre e durante il giorno due, quindi la metà rispetto a prima perché non ce n’è più bisogno e con queste si copre totalmente il fabbisogno.


Questa è una domanda che non sapevamo se farti o meno perché è un po' indiscreta ma hai dovuto prestare soccorso ai tuoi cari o a tuoi amici?


Sarebbe stata una cosa che avrei affrontato lo stesso. Persone che conoscevo fortunatamente no, ma ho visto persone che hanno sofferto molto. Per esempio una notte alle 5 del mattino c'era questa persona che non riusciva a respirare con la saturaziona a 70 (di norma dev'essere sopra 97), e senza una bombola d'ossigeno non avremmo potuto trasportarla e non sarebbe sopravvissuta.

Il brutto dell'essere soccorritore è che io non posso sapere la storia clinica del paziente dopo, non posso sapere se questa persona è sopravvissuta o meno, spero di sì ma io immagino che sia andata in terapia intensiva; ho visto cose brutte ma non così tante quanto a Bergamo.


Se i medici costituivano la cosiddetta "prima linea" voi eravate "prima della prima linea". Simbolicamente nella foto del G20 che si è tenuto recentemente a Roma nella foto con i leader dei paesi che vi hanno preso parte c'erano medici e membri della protezione civile, ma anche volontari della croce rossa.


Si noi in alcuni casi eravamo quelli che incontravano per primi questi pazienti, anche se la vera lotta è avvenuta negli ospedali; insomma, è stato uno sforzo collettivo. Infatti ancora adesso quando vedo che la gente non vuole vaccinarsi mi arrabbio un po' perché sono persone fortunate che non hanno visto quello che il covid fa.


Come si fa ad entrare a farne parte e cosa consigli ai ragazzi della nostra età interessati a queste attività?


La cosa è molto semplice, anche solo per informarsi si va sul sito gaia.cri.it, ci si iscrive, si sceglie la sede preferita, e si verrà avvisati quando inizieranno i corsi base, che vertono sulla storia della cr, sul diritto internazionale umanitario, nozioni di primo soccorso e su come effettivamente funziona la cr.

Per le persone della vostra età direi di provare ad esplorare questo mondo perché ne vale la pena e in più non occupa neanche tanto tempo in quanto basta fare 12 presenza a semestre, e si possono fare tantissime cose.

Io sono entrato nel 2014 a 17 anni, e mi son trovato subito bene. A 18 anni ho fatto il corso per diventare istruttore sull'educazione sessuale.

Questa è sicuramente la mia attività per i giovani preferita perché sei alla pari con i tuoi coetanei a parlare di argomenti complicati ma che è bello e doveroso affrontare e spesso ho anche dei riscontri positivi, come voi che vi siete ricordati di me :))), e sono molto contento perché la croce rossa ha un approccio molto diverso rispetto al sessuologo o alla sessuologa media che trovano i ragazzi di terza media o di prima superiore: noi andiamo direttamente sugli argomenti, anche mostrando foto, e facciamo uscire i professori dall'aula così che i ragazzi si sentano più liberi di esprimersi e dibattere.


Questa domanda sarebbe dovuta essere sul riscontro che hai ottenuto con le tue lezioni nelle scuole ma hai già detto fin troppo :)). Ti ringraziamo per questa splendida intervista!


Ottimo, abbiamo anche un modulo Google per chiedere il gradimento ma in genere è sempre molto apprezzato dagli studenti infatti non vedo l'ora di riprendere e sicuramente torneremo qui al Gandini!


Hai anche 2 blog, ti va di parlarcene?


Il primo blog l'ho creato nel 2017 e si chiama "A random writer". Lì posto tutte le cose che mi passano per la testa: ho sempre amato la scrittura e ho trovato uno spazio in cui mi trovo libero di scrivere ciò che voglio. I suoi piccoli obbiettivi li ha raggiunti, ho circa 11 mila visualizzazioni e questo non fa che aumentare le mie passioni

Il secondo, “Pusher letterario”, è nato dall'idea di una mia amica che, pubblicando la mia storia su Circe, mi ha chiamato il suo "pusher" di libri. Quindi mi è venuta in mente questo progetto in cui recensisco e suggerisco libri. Non sono solo, infatti mi aiutano i miei compagni di 'università. Alcune autrici appena emerse ci hanno scritto per recensire i loro libri. Non saremmo mai quei blog che pubblicizzano e mentono sulle recensioni; se un libro fa schifo fa schifo.

Il prossimo obiettivo è quello di creare un blog con un sito vero e proprio dove suggeriamo libri.

Come c'è scritto nella biografia del profilo Instagram, l'ideatore sono io, ma essendo un blog tutti posso mandare una recensione, mandando una foto decente e magari anche due righe dove scrivi come ti è sembrato. Credo e spero che questo progetto andrà lontano.


a cura di Alessandro Malusardi e Franco Pazsoldan

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