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Nel tempo di dieci fermate

Aggiornamento: 17 nov 2020

Nella prima, odori chimici e inebrianti, tessuti colorati e quasi abbaglianti


Poi, alla seconda, il contrario:

Un cattivo odore e tessuti dai colori spenti, solo apparentemente senza valore


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Intravedo, alla terza, un tentativo di attenuare il rumore dell’affollata metro da parte di una donna raggomitolata sullo sporco pavimento della stazione


Nella quarta, i lamenti di un uomo, supplichevoli, mi distraggono


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Arrivo alla quinta, dove vedo i pregiudizi prevalere sulla professionalità di un controllore


Poi, raggiunta la sesta, il suono di un ukulele riecheggia nei corridoi affollati per rallegrare chi li affolla, fino a raggiungere il vagone, per essere spezzato poi dal cigolio aspro delle porte automatiche


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Alla settima, una madre indaffarata e con gli occhi esausti, ma felici… la mano dolorante tiene due sacchi della spesa


All’ottava, tutti sullo stesso piano in questo vagone: dal ricco imprenditore al povero clochard, senza alcuna distinzione


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Tra la nona e la decima, il pensiero del concetto di capire la società mi attraversa la mente: forse comprendere la società, che sia attraverso un banale tragitto in metro o altro, significa anche indagare in noi stessi, capire se anche noi vogliamo seguire le regole che essa ci impone, pur facendone parte


Alice Cavalli

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