top of page

Led Zeppelin IV: il quarto gradino della scala per il paradiso.

Aggiornamento: 17 nov 2020

A soli due anni dal loro omonimo disco d’esordio e con all’attivo già tre album e svariate tournée mondiali, i Led Zeppelin, senza aver composto nessuna canzone, tornano in studio per incidere il loro quarto album.

È il 1971 e la band ancora non sa che, durante le lunghe sessioni di registrazione nei Rolling Stone Mobile Studio, concepirà uno degli album cardine della storia del rock: Led Zeppelin IV.


L’album non ha un titolo ufficiale: è comunemente conosciuto come Led Zeppelin IV o semplicemente IV; sulla copertina non sono riportati i nomi degli autori e scompare l’immagine iconica del dirigibile che fino a quel momento aveva distinto il quartetto di Londra che decide di identificarsi attraverso 4 rune () i quali significati sono ancora oggi avvolti nel mistero, ricavate dal libro “The Book of Signs” di Rudolf Koch.

L’elevato grado di maturità raggiunto li porta a realizzare, attraverso il disco, un lungo percorso interiore per far riflettere sulla vita di ogni uomo, allontanando nomi ed etichette convenzionali. Percorso che comincia con l'artwork dell’album dove sono ritratti, in forma allegorica, il passato e il presente, potenzialmente distruttivo, dell’uomo.


In questo lungo cammino, della durata di 42.39 minuti, ognuno dei musicisti riesce ad esaltare al meglio la sua creatività e il talento cristallino. Jimmy Page, chitarrista e produttore della band, scrive riff complessi e articolati su più incisioni accompagnati alla batteria da John Bonham e dai suoi geniali cambi di tempo, sostenuti a loro volta dalle melodie che John Paul Jones realizza con basso e tastiere.

Il tutto raggiunge l’eccellenza grazie al cantante Robert Plant, capace di volare su linee vocali che mai più saranno raggiunte.


Il nostro viaggio si apre con Black dog e Rock and Roll, due brani heavy rock, aggressivi, graffianti e in grado di concretizzare al meglio la furia giovanile che trova il proprio apice nell’indimenticabile assolo di Bonham sul finale di Rock and Roll, capace di consacrarlo per sempre nel gotha dei batteristi immortali.

La rabbia si assopisce poi in the Battle of Evermore, brano introspettivo e surreale, attraversato dai dolci mandolini di Page e dalla voce struggente di Plant che trasporta l'ascoltatore verso la vetta artistica più alta mai raggiunta dalla band: Stairway to Heaven.

Il brano, con i suoi 8.02 minuti di durata rovescia completamente i concetti che la musica ha da sempre cercato di esprimere. Crea una spaccatura tra tutto ciò che è venuto prima e tutto ciò che verrà. Apre su un arpeggio indimenticabile di Page e la voce di Plant sembra accarezzare chiunque ascolti la canzone, cantando parole profonde e oscure. Con la successiva entrata in scena di Jones e Bonham, che scandiscono in maniera solenne l’emozionante alternarsi dei sentimenti, il brano è pronto ad accogliere un assolo di chitarra leggendario, unico nella sua genialità e perfezione, indicato all’unanimità come il migliore di tutti i tempi. Stairway to Heaven è capace di sintetizzare l’intero album, racchiude in sè l’idea stessa di percorso verso il paradiso che l’uomo da sempre porta con sé.


Nel secondo lato i Led Zeppelin sorprendono ancora una volta creando un susseguirsi di emozioni e atmosfere leggere e aperte prima e, subito dopo, oscure e profonde.

In Misty Mountain Hop, brano graffiante e tagliente, è la voce di Plant a fare da padrona, raggiungendo un’estensione vocale emozionante. Bonham e Jones sono i protagonisti indiscussi di Four Sticks dove il primo suona con 4 bacchette, da cui deriva il titolo del brano, sostenuto dalle meravigliose tastiere del bassista degli Zeppelin. Going to California è una delle ballate semi acustiche meglio riuscite della band, che riporta uno stato di quiete e stabilità emotiva prima dell’ottava fatica conclusiva: When the Levee Breaks, canzone che ancora una volta chiama in causa la classe di tutti i musicisti e che sfuma nel finale, chiudendo in maniera sospesa Led Zeppelin IV, continuando così il percorso interiore dell’ascoltatore.


Le scelte commerciali della band, legate alla copertina dell’album e alla mancata pubblicazione di Stairway to Heaven come singolo, non fa ben sperare la casa discografica della Island che lo definisce un suicidio commerciale.

Parere subito smentito dalle immediate vendite stellari di IV che rimane in classifica per 260 settimane e che ha raggiunto un numero di vendite complessive pari a circa 32 milioni di copie. Il disco è stato inserito da Rolling Stone al sessantanovesimo posto nella lista dei 500 migliori album di sempre


Oggi, 49 anni fa, le regole della musica venivano riscritte per sempre da quattro giovani che, dai sobborghi di Londra, sono stati capaci di raggiungere la vetta di quella scala che porta al paradiso.


-Luca Passerini


1.174 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page