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La strada.



Erano loro due soli, l’uomo e il bambino. Camminavano tra la cenere, unico residuo dell’apocalisse; i loro averi in una misera carriola coperta da un telo di plastica, diretti verso l’oceano alla ricerca di un po’ di tepore.

Con il romanzo “La Strada”, McCarthy racconta una storia fatta di spazi vuoti, bruciati, come disegnati a carboncino, narra di dialoghi ridotti al minimo, ma non privi d’intensità e piccoli gesti.

Questo è il viaggio di un padre e di un figlio, lungo una strada senza inizio né fine, che lottano contro gli stenti, contro il freddo, lasciando le tracce di un’umanità sbiadita, la vita stessa.

L’uno si aggrappa alla vita dell’altro, per proseguire e sopportare una quotidianità straniante, priva di certezze, dove speranza e disperazione si mescolano e non esiste alcun punto d’approdo.

Ma ciò non basta ad annientarli, perché padre e figlio portano “il fuoco”, ultimo residuo di un’umanità che non crede più in nulla se non alla morte e alla fame.

L’uomo rischia spesso di perdersi, lasciandosi cullare dai ricordi onirici di una vita passata e dal desiderio di proteggere il bambino dalla brutalità e dal dolore, ed è il figlio ad aiutarlo a non lasciarsi vincere dalla crudeltà e dal rimpianto.

La post apocalisse serve solo da cornice, per mostrare con chiarezza e semplicità narrativa l’intenso legame tra l’uomo e il bambino, dove i protagonisti spogliati dei loro nomi, rappresentano ogni uomo e ogni bambino e dove l’uno è l’universo dell’altro.

Il romanzo parla di relazioni, di rapporti non privi di tenerezza e di ferocia che vanno oltre ogni cosa e vivono grazie alla fiducia ma anche al dolore, perché il tempo non risparmia il distacco.

Nessuno è completamente solo finché può affidarsi e avere cura di chi gli sta accanto, credere insieme e con forza nel domani.

“La strada” è un libro immediato, costituito da paragrafi dal taglio cinematografico e dialoghi asciutti, privi di punteggiatura, molti dei quali sono conversazioni realmente avvenute fra McCarthy e suo figlio John, ricche quindi di grande umanità e forza.

Emerge nell’intima potenza e umiltà, la bellezza delle parole.

“Papà, che cosa faresti se io morissi?

Vorrei morire anch' io

Così potresti stare con me?

Sì, così potrei stare con te”.


articolo e disegno di Bianca Moles

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