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Eutanasia: “vite indegne di essere vissute” sotto la dittatura nazista.



E’ Aktion T4, abbreviazione dell’indirizzo del centro per la salute e l’assistenza sociale di Berlino, il nome del Programma di Eutanasia sviluppato dai nazisti tra il 1933 e il 1941.

L’eutanasia è la soppressione volontaria di un individuo malato gravemente e in Germania prevedeva l’eliminazione delle cosiddette “vite indegne di essere vissute” e colpiva in particolar modo le persone affette da handicap mentali o malattie terminali.

Il 14 luglio del 1933 vennero attuate le prime misure: infatti in parlamento venne discussa e poi approvata la “Legge sulla prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie”, che portò entro l’anno seguente alla sterilizzazione di circa 350.000 individui.

Con l’arrivo della guerra e la conseguente chiusura di diversi centri i malati dovettero essere trasferiti negli ospedali statali, dove spesso era difficile gestire i casi più gravi a causa delle poche risorse economiche dello Stato e del sovraffollamento.

Ciò permise al Fuhrer di realizzare ciò che per lui già da tempo era necessario ma che solo con la guerra, utilizzata come motivazione, era possibile mettere in atto: venne ordinato a tutte le strutture ospedaliere di segnalare ogni nascita di bimbi con malformazioni o deficit mentali, i quali poi sarebbero stati soppressi.

Le misure estreme prese per i neonati vennero presto effettuate anche per gli adulti, uccisi brutalmente in camere a gas improvvisate nei pressi dei più importanti ospedali psichiatrici.

A questo punto non sono poche le domande a sorgere e il concetto di eutanasia è di per sè messo in dubbio.

Importante da ricordare è la differenza con la definizione odierna del termine, in cui è fondamentale l’appoggio della famiglia del malato nella decisione, e di come invece durante il regime spesso i parenti non erano nemmeno informati della soppressione.

Gli ospedali inizialmente avevano ricevuto l’ordine di mantenere segreta l’attività, ma per evidenti motivi, tra cui l’elevato numero di personale e incongruenze nei dati, la soluzione di emettere certificati che affermavano morti per cause naturali andò via via scemando, portando grande scontento popolare e dimissione di un sacco di pazienti dai centri di cura.

Altra differenza radicale è lo scopo: per Hitler uno degli aspetti fondamentali era l’igiene razziale, che prevedeva l’eliminazione dei membri ritenuti deboli e ostacolo per il concetto di “volk”, il popolo tedesco che affermava col suo potere il predominio della razza ariana.

Nonostante con la caduta del nazismo il fenomeno si sia fermato, è ancora oggi importantissimo ricordare ciò a cui le ideologie di HItler hanno portato: la discriminazione di individui incapaci di difendersi, con difficoltà a prendere una posizione nella società a causa di deficit o sofferenze fisiche ingestibili.

Un gruppo è davvero forte quando ha la capacità di prendersi cura di ogni parte di sè affinché possa consolidarsi nella sua interezza, aiutando ciascuno a trovare il proprio equilibrio all’interno del complesso ordine delle cose.


Margherita Dassisti

disegno di Bianca Moles

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